L’estate sta finendo e un anno se ne va….

L’estate è finita, forse sta finendo, fatto sta che manca poco a ritornare alla solita routine ed ecco il “bilancio di fine estate”. E’ luglio e si parte per il solito motivo: staccare un po’ la spina dall’uni, dai problemi e da tutto… Certo, sarebbe bello! Però l’estate ha portato le solite conferme non proprio bellissime e posso riassumere tutto in una frase che un mio amico mi dice sempre: “La famiglia non è quella che ti cerchi, devi prenderti quello che ti capita!” …Ha ragione questo mio amico, ah se ha ragione… meno male che c’è Ace, il mio cagnolino!

La parola chiave per questa estate è sicuramente: CERTEZZE!!!

 

Chissà cosa fai e se stai bene ultimamente vorrei tanto che tu fossi qui o che, almeno, ti facessi sentire! Sicuramente mi aiuteresti ma mi sa che tutto questo non succederà!

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Qualcosa di diverso

Ogni anno scrivo qualcosa su quello che è stato, quest’anno faccio lo stesso ma è cambiato qualcosa! Mentre prima pensavo con nostalgia e tristezza, quest’anno è cambiato qualcosa, mentre prima perdevo una mezza giornata chiusa in me quest’anno è cambiato qualcosa. Mentre prima uscivo per non stare da sola e per non ricordare, beh quest’anno è cambiato qualcosa… Non so cosa è cambiato forse non sono più tanto dipendente dai bei ricordi che ho, forse ho deciso che è “sbagliato” fare un “tributo di pensieri”…

Spero tu stia bene…

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Red silence

Era tutto il giorno che le campane suonavano. Il loro rumore assordante mi impediva quasi di pensare, il che era strano per me, che non avevo fatto altro che pensare da quando ero venuto al mondo, in un giorno
di pioggia. Watari mi aveva detto così: aveva detto che pioveva, in modo fastidioso ed incessante. Proprio come il giorno in cui sono morto.
 
Non saprei dire se fosse più insistente il suono delle campane nella mia testa o quello delle gocce di pioggia sulla pelle.
O forse, quello insopportabile di bambini urlanti intorno a me, sepolti nei miei ricordi.
Eppure, c’era un pensiero che nessuno di questi rumori era riuscito a soffocare: la convinzione di avere ragione.
Oh si, io avevo ragione, su tutto.
E se c’è un rimpianto che ho, è quello di non aver vissuto abbastanza da poterlo provare.
Ricordo che continuavo a guardare quel numero, il 13, sperando di trovare nelle increspature di quella strana calligrafia non-umana la risposta che mi mancava. Sapevo che l’unico modo per ottenerla era ettere alla prova quella regola, e sapevo anche che avrei ricevuto risposte negative e riluttanti – non che la cosa mi interessasse. E sapevo che sarei morto presto, solo non così presto.
Così presto da non poter dire ad alta voce di avere ragione.
 
Era da un pò che quello shinigami bianco mi guardava in modo strano, come se mi volesse studiare. Beh, a dirla tutta ero più che abituato ad essere guardato in quel modo: quasi tutte le persone – poche, in effetti – che mi avevano visto almeno una volta lo avevano fatto. Tutte, tranne Watari. Nessuna però sapeva il mio nome, nè aveva la possibilità di scoprirlo semplicemente guardandomi in faccia. Mi sentivo quasi derubato, scoperto, a causa di quell’occhio giallo ed inquietante che mi osservava. Inoltre, gli shinigami per logica non avrebbero dovuto esistere, e tanto bastava per infastidirmi.
“Voglio provare il quaderno” dissi indicandolo con il mio cucchiaio da dessert, consapevole del caos che la mia proposta avrebbe generato. Davvero non capivano quanto fosse importante? Nessuno di loro sentiva il bisogno bruciante, quasi lacerante, di arrivare alla verità a qualsiasi costo?
 
Ad un tratto, tutto intorno a me diventò rosso, ma non avevo ancora capito. Capii che doveva essere successo qualcosa a Watari, e che lo shinigami bianco doveva sicuramente saperne qualcosa. Ma pensavo che, almeno, mi avrebbe ucciso guardandomi negli occhi. L’avrei preferito di gran lunga.
Capii soltanto quando sentii una fitta al petto, secca e precisa, come un tonfo sordo proveniente da dentro di me. Mentre cadevo verso il basso, feci una rapida serie di previsioni: probabilmente mi si sarebbe spaccata la testa in due, cadendo a peso morto in quel modo.
Sentii un corpo sotto di me attutire la caduta, e voci sommesse intorno che però non riesco più a ricordare.
Ricordo solo che era tutto rosso: quel colore si rifletteva nelle pupille nere di Light, che mi guardava con un’espressione indecifrabile sul viso. Innumerevoli volte avevo frugato dentro quei due impenetrabili occhi, sperando di trovare un accenno di incertezza, un tentennamento.
Anche il suono delle campane intanto si era tinto di rosso – sempre che un suono possa davvero assumere un colore.
Anche la neve, che cadeva a fiocchi leggeri il giorno in cui Watari mi aveva accolto alla Wammy’s House.
 
Fu una strana sensazione: la fitta al petto era svanita, ma era il respiro a mancare.
Mi sembrò di essere sospeso dentro un’acqua non trasparente.
Poi Light cambiò espressione: le sue pupille si rimpicciolirono, e il contorno degli occhi si assottigliò, facendoli sembrare due piccole fessure nere. Le labbra, prima impassibili, si allungarono in un sorriso compiaciuto. Dubito seriamente che lo abbia fatto per farmi un favore, anzi sono più che certo che non sia così, ma gliene sono grato comunque.
 
Perchè potei dire addio al mondo sapendo di avere ragione.
 
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Io e… solamente io…

Nessuno mi accetta più per quello che sono, sono sola circondata da persone che non so se domani mi faranno ancora da controrno. Il mio unico appoggio, quello sicuro, sta cedendo sotto il peso delle mie inuti preoccupazioni e delle mie stupide paure, quel caldo abbraccio, che era mio, mi ha lasciata per incrociare altre braccia, quei consigni che erano per me non li sento più da molto tempo… Non c’è più nessuna cosa certa, niente di veramente MIO in questo mondo…

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2 anni fa…

<Non ci siamo nemmeno fatti gli auguri!>                                                                   <Ma quando mai, hai già dimenticato che ci siamo incontrati e che ci siamo fatti anche gli auguri?>                                                                                                                <Io non lo ricordo, non ce li siamo fatti….>                                                               <Ti dico di si!!!!!!>                                                                                                   <Non ci siamo dati il bacio per il nuovo anno…>                                                            <Che???>                                                                                                               <Un bacio… per auguri, per festaggiare… Un bacio!>                                                  <Io non ho problemi a dartelo> usando una delle mie solite risposte acide <…non mi costa nulla!>                                                                                                                 Dopo scappai imbarazzatissima come una bambina!

Quel giorno lo ricordo benissimo, e proprio da quel giorno ne sono passati altri, un susseguirsi di mesi veloci mai vissuti pienamente.

Auguri per questo nuovo anno che possa sempre essere felice è questa l’unica cosa che mi interessa!

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Il mio sogno realizzato… Parigi!

Sto a scrivere in questo blog che ormai non legge più nessuno e anche io aggiorno meno; ma quale buona occasione per lasciare una traccia scritta di quello che è stato un mio sogno realizzato???
Il mio sogno qual’era? Andare a Parigi. E’ stupenda proprio come l’avevo immaginata anzi è andata oltre la mia immaginazione, c’è un’atmosfera strana forse per questo ci vanno tante coppie, ti sentivi parte di qualcosa di grande tutto sembrava disegnato, la vista dalla torre me ne dava la conferma, anche la bellezza di Notre Dame, camminare per gli Champs elysees addobbati per natale ti faceva venir voglia di ballare e cantare le canzoni ripordotte dagli altoparlanti sugli alberi…. Il Louvre? Qualcosa di indescrivibile vedere tutti quei quadri e quelle sculture ti facevano sentire piccola; avanti ai tuoi occhi c’erano testimonianze dei grandi personaggi e tu non potevi far altro che ammirarli nella loro bellezza… Non ci sono parole tanto belle per descrivere questa magica città, mi limito ad usare parole semplici perchè, Parigi, è semplicemente perfetta….

“Parigi addio, ritornerò!”

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….

Non so se ancora vieni a vedere il mio blog, ho bisogno di parlarti

Ricordo un passato, dove tutto era più semplice

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Cosa darei per vederti…

Cosa darei per vederti, vederti solo un’ora, non chiedo niente…
 …60 minuti…
Darei tutto quello che ho, veramente tutto anche se di valore non ho niente ma sarei disposta a dare l’unica cosa che mi lega a te:
…il tuo ricordo!
Partendo dal nostro primo incontro, a tutte le volte che mi hai chiamata "ciacioncella", tutte le volte che con un tuo semplice starmi accanto mi trasmettevi quel senso di pace di cui avevo bisogno…
Sarei disposta a dimenticare del nostro primo bacio, e di tutti quelli venuti dopo, sarei disposta a perdere il ricordo dell’emozione che provavo abbracciandoti, sarei disposta a dimenticare la paura che avevo pensando di perderti e sarei disposta a dimenticare le carezze, i regali, i sorrisi, il pianto…
 Sarei disposta a dimenticarti…
 Sarei disposta a dare quel pezzo di vita felice per averti un’ora…
 …una sola piccolissima ora!
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Vuoto

Perchè adesso il tuo ricordo inonda la mia mente in modo così prepotente?
Perchè dopo tanto tempo torno a ricordare di noi e di quello che siamo staiti?
Che cos’è questo vuoto che sento, questo vuoto che mi porto dentro…
Mi sento vuota…
Una goccia d’acqua tocca il suolo e il rumore impercettibile che ne scaturisce provoca un eco
che per una manciata di secondi riempie il nulla!
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“Vivendo piccoli fotogrammi nella mente”

Una canzone a volte ti riporta in mente periodi passati della tua vita con una semplicità tale che quasi ti far credere che stai ancora vivendo in quel determinato periodo, invece stai solo "vivendo piccoli fotogrammi nella tua mente e ogni volta è un dolce colpo, uno di quelli che non offende"…

 
Non basterà settembre per dimenticare il mare,
le cose che ci siamo detti.
Non siamo quegli amori che consumano l’estate,
che promettono una mezza verità.
L’oroscopo mi dice che non ti rincontrerò,
ma alle stelle in fondo chi ci crede più.
Mi sento camminare appesa a un filo in mezzo a un temporale,
aspetto che a salvarmi passi tu.
Io non voglio averti tra i ricordi di un’estate,
io non so sognarti voglio viverti davvero.
Voglio baciarti davvero,
parlarci davvero,
magari fino a odiarti ma davvero.
Io non voglio averti tra le foto di un’estate,
non so andare avanti senza crederci davvero.
Voglio saziarti davvero,
bastarti davvero,
magari fino a perderti davvero davvero.
La vita fa sorridere, annoia
e poi stravolge progetti che ci siamo fatti,
e tutti i bei propositi si sciolgono col sale,
portandoti alla solita realtà.
L’istinto suggerisce prima o poi mi cercherai, ma
al destino chi ci crede più.
Mi sento camminare appesa a un filo in mezzo a un temporale,
aspetto che a salvarmi passi tu.
Io non voglio averti tra i ricordi di un’estate,
io non so sognarti voglio viverti davvero.
Voglio baciarti davvero,
parlarci davvero,
magari fino a odiarti ma davvero.
Io non voglio averti tra le foto di un’estate,
non so andare avanti senza crederci davvero.
Voglio saziarti davvero,
bastarti davvero,
magari fino a perderti davvero davvero davvero davvero,
magari fino a perderti.
Io non voglio averti tra i ricordi di un’estate,
io non so sognarti svoglio viverti davvero.
Voglio bastarti davvero, saziarti davvero,
baciarti davvero,
parlarci davvero magari fino a perderti davvero
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